QI GONG: LETTERATURA e ARCHEOLOGIA

Un viaggio nel Qi Gong, tra letteratura e storia. Origini, fonti e reperti

Considerazioni generali

 

Il “Qi Gong” è un’antichissima disciplina cinese connessa alla Medicina, alle Arti Marziali, alla Filosofia, alla Religione ( se così si può definire) popolare e alla Cultura tradizionale Cinese i cui principi di base sono quelli dell’arcaica concezione cosmogonica del Celeste Impero: Yin – Yang, i Cinque Elementi, i Mutamenti, l’Energia Vitale, la Triade Cielo – Uomo – Terra, il sistema dei canali Energetici (o Meridiani), ecc.

Dando per scontato che chiunque si interessi di Arti Marziali, Medicina e Cultura cinese sa, anche solo in senso generale, cosa sia il Qi Gong, non vorrei soffermarmi sulla sua definizione di questa pratica ma concentrarmi su un aspetto meno noto: i reperti archeologici e le fonti letterarie relative all’argomento.

Spendo solo qualche parola per ricordare che i suoi benefici sono molteplici e a tutti i livelli anatomo-fisiologici dell’Uomo: muscolo –scheletrici, neuro-endocrino, psichico-emozionali ed energetici-spirituali.

Il Qi Gong, in un sistema integrato, lavora sul Rilassamento Muscolare, Quiete della Mente, Regolazione del Respiro, Meditazione, Visualizzazione, Ginnastica Dolce ed Energetica, Automassaggio e altri aspetti; rafforzando le Difese Immunitarie e promuovendo Benessere, Salute, Riequilibrio Energetico e Risveglio Spirituale.

In ambito marziale è connesso alla maggiore efficacia delle tecniche, in quanto energizzate dal Qi; promuove una più spiccata percezione attraverso gli organi di senso; un maggior controllo emotivo; ecc.

La sua pratica coinvolge, quindi, la Sfera Fisica, Mentale, Energetica e Spirituale e ha una funzione terapeutica (oggi avvalorata da studi scientifici e sperimentazioni mediche) agendo a più livelli.

Ma su questo non ci dilunghiamo e rimandiamo a testi o articoli più specifici.

Vorremmo, infine, ricordare e precisare, prima di entrare nel vivo dell’argomento oggetto di questo articolo, che il termine Qi Gong è di epoca piuttosto recente; anticamente erano ricorrenti nomi quali: Dao Yin (allungare e guidare), Yang Sheng Gong (coltivare il Principio Vitale), Tuna (Espirare e Inspirare) Xingqi (promuovere la circolazione del Qi), ecc.

Ipotesi sulle origini

 

Sulle sue origini (e relative datazioni) possiamo ragionevolmente affermare che esse si riconnettano agli albori della civiltà cinese che sin dai primordi si è connotata per avere un approccio nei confronti della vita e delle leggi di natura molto diversa dalle culture medio-orientali e occidentali, teorizzando un “motore immoto” che regola ogni aspetto dell’esistenza …”L’immutabile legge operante in ogni mutamento”; non un Dio creatore come nella cultura giudaico-cristiana, quindi, o come una forza materiale tipica delle concezioni panteiste bensì una “forza animatrice” dell’universo, che permea il cosmo ma che deve inerire con i “Diecimila Esseri”, gli “oggetti del creato”; una sorta di “Natura naturante” contrapposta all’occidentale “Natura naturata”.

L’Uomo assume, in questa visione cosmogonica, un ruolo di tramite e intermediario tra Cielo e Terra, tra le “Energie cosmiche” e le “Energie telluriche”; le pratiche sciamaniche arcaiche (nelle quali molti studiosi collocano le origini del Qi Gong) erano volte a realizzare appieno questa funzione di “tramite” dell’Uomo.

Le cosiddette “danze” e “rituali” sciamanici potrebbero, dunque, essere all’origine delle pratiche che noi oggi chiamiamo Qi Gong; in una evoluzione che dalla ritualità sciamanica, passando per la tradizione contadina e arrivando ai colti ambienti della medicina e dei circoli filosofici e dei letterati si elaborerà in svariati metodi alla cui base ci sono gli stessi principi metafisici e cosmogonici.

Arrivando al periodo più fervido dell’antichità che è quello della Dinastia Zhou o Chou (1045 – 256 a.C.), in particolare nel “Periodo delle Primavere e Autunni” (722 – 481 a.C.) e la subito successiva “Epoca degli Stati Combattenti” (475 – 221 a.C.).

Una testimonianza di quanto detto sulle origini sciamaniche e sulla loro elaborazione successiva è quanto riportato sul testo “Lu Shi Chun Qiu”, cronaca scritta dal primo Ministro del Regno di Qin (nell’Epoca dei Regni Combattenti), secondo il quale: “nei tempi antichi gli individui soffrivano di stasi sanguigna e di rigidità muscolare e articolare a causa delle piogge e delle inondazioni abbondanti, <perciò eseguivano danze che favorivano la circolazione del Qi nel corpo>; le danze a cui si fa riferimento nel testo erano le prime forme dell’antico Dao Yin, un genere di esercizio fisico di cui l’uomo si servì nella sua lotta contro gli elementi e le malattie” (1)

Le fonti letterarie

 

A partire dal “Periodo delle Primavere e Autunni” la letteratura cinese è ricca di riferimenti sul Qi Gong, vi è infatti un corpus letterario immenso sull’argomento; in parte confluito e raccolto, nel “Canone Taoista”, “Dao  Zang” (o Tao Tsang), opera iniziata intorno al V sec. d.C. e che conteneva 1.200 testi, fino ad arrivare, nei secoli successivi, a 5.300 testi divisi in tre sezioni: “Testi della suprema purezza”, che contiene indicazioni sulla Meditazione; “Testi del tesoro sacro” che contiene pratiche ritualistiche; “Testi deli tre sovrani” che contempla pratiche esorcistiche.

Oltre le fonti letterarie, numerosi sono anche i riferimenti iconografici e archeologici sul Qi Gong, incisioni e/o bassorilievi su pietra, dipinti, raffigurazioni, ecc.; come il più noto dipinto su un drappo di seta dalle dimensioni di 100 x 50 cm rinvenuto in uno scavo archeologico del 1973 nei pressi della città di Changsha, la capitale della provincia dello Hunan, allorché emerse dalla tomba del re Ma (168 a.C.), noto come il reperto di Mawangdui, di cui parleremo in seguito, e che contiene disegni di ben 44 figure disposte su quattro file orizzontali di undici figure ognuna le quali rappresentano posizioni “Dao Yin” (o Tao Yin), come ere chiamato il Qi Gong nell’antichità.

Se il reperto di Mawangdui è il più noto per la sua bellezza e stato di conservazione (anche se l’immagine che oggi conosciamo è frutto di un restauro), l’esistenza di Ginnastiche Salutistiche ed Energetiche nell’antica Cina erano già testimoniate da reperti molto più antichi.

Ma tornando alle fonti letterarie, durante la dinastia Zhou o Chou (XI secolo a.C. –  771 a.C.), comparvero le prime iscrizioni relative al Qi Gong su antichi oggetti di bronzo, mentre in letteratura una delle principali fonti è stato Lao Tse (VI secolo a.C.), con il suo “Tao Te Ching”, in cui ci riporta i metodi del “soffiare (chui) e dell’ansimare (xu)”; ma in generale il testo contiene molti riferimenti, seppur criptici e con linguaggio da iniziati, ai principi e metodi per coltivare il Qi (Soffio), quello che viene normalmente restituito con l’espressione “Energia Vitale”

Chuang Tse (369 -286 a.C.), epigono di Lao Tse sarà anche più esplicito nella sua opera letteraria “Nan Hua Chen Ching”, in cui così si esprime: .

ma al di là di questo noto brano, tutto il testo è costellato di riferimenti sui metodi per “coltivare il Principio Vitale” (Yang Sheng Gong).

Ancor più espliciti riferimenti li troviamo nel “Canone di medicina interna dell’Imperatore Giallo” (“Huang Ti Nei Ching” o “Huangdi Neijing”), in cui il Qi Gong viene annoverato tra le diverse pratiche mediche. Anche questo testo secondo gli storici è stato redatto nell’ “Epoca degli Stati Combattenti”, benchè la tradizione lo collochi in epoca antichissima (2697 a. C.).

Per quanto riguarda le fonti letterarie ci fermiamo a questi tre noti testi dell’antichità, oltre al già citato e più recente “Canone Taoista”, perché a partire dalla Dinastia Han (206 a.C. – 220 d.C.) emerge un imponente corpus di scritti la cui sola elencazione e sommaria descrizione richiederebbe più volumi.

Ma non possiamo non citare, non per originalità bensì per la sua importanza documentaristica e storiografica il “Midollo della Fenice Rossa”, testo della fine del XVI secolo redatto dal letterato taoista Zhou Lujing, in cui l’autore raccoglie i principali metodi di Qi Gong maggiormente in voga nella sua epoca, tra cui: i “Sei suoni terapeutici”, il “Gioco dei Cinque Animali”, gli “Otto pezzi di Broccato” (da seduti, da non confondere con la più nota e, oggi diffusa, versione in piedi), i “movimenti ginnici degli Immortali”, i “Dodici esercizi in posizione sdraiata del Monte Hua” e tanti altri metodi di Alchimia Interna documentandoci quali fossero gli stili di Qi Gong più praticati nel XVI secolo.

I reperti archeologici

 

Maggior fascino rispetto alle fonti letterarie, forse, rivestono i ritrovamenti archeologici in quanto è esperienza comune guardare a ciò che emerge dal passato, e che fino al giorno della scoperta era ignoto a tutti, con estatico stupore.

Tra i reperti archeologici relativi al Qi Gong più rilevanti vi è senz’altro quello conosciuto ed etichettato come il “Pendente di giada con iscrizioni sul Qigong” (“Xing Qi Yu Pei Ming”), risalente circa al V secolo a.C. o addirittura al VIII sec. a.C.; “Periodo delle Primavere e Autunni”.

Si tratta di un dodecaedro di giada, un pendente a 12 facce, su cui sono incisi 45 caratteri, traducibili come segue:

Guidare il Qi all’interno profondamenteQuindi accumularlo

Accumularlo e distenderlo

Distenderlo e spingerlo verso il basso

Portarlo in basso e fissarlo

Fissarlo e fortificarlo

Fortificarlo e farlo germogliare

Farlo germogliare e lasciarlo crescere

Lasciarlo crescere e tirarlo indietro

Tirarlo indietro nel Centro Celeste

Il Qi Celeste va verso l’alto, il Qi della Terra verso il basso.

Agire in questo modo porta la vita, al contrario si va verso la morte (2)

Fai un respiro profondo e fallo scendere nel Tan Tien

Trattieni il respiro per un po’ nel Tan Tien

Poi fa’ in modo che esali come erba che spunta finché non giunge in cima al capo

In tal modo l’Energia Vitale Yang salirà e l’energia Yin scenderà.

Colui le cui energie vitali Yin e Tang seguono il percorso che gli è proprio vivrà

In caso contrario morirà

Un vero e proprio trattato, in versi, sull’Alchimia Interiore, in cui viene descritta una sorta di “Piccola Circolazione” o “Orbita Microcosmica”; il testo sembra volerci dire, infatti, che .

In conformità all’Alchimia Interiore che prevede di assorbire il Qi, guidarlo attraverso il “Vaso di Concezione” nel Dan Dian Inferiore, ivi trattenerlo per farlo germinare e crescere, per poi farlo circolare su per il “Vaso Governatore”. (2)

.

Forse il più noto riferimento iconografico e archeologico sul Qi Gong, però, è il cosiddetto “Drappo di Mawangdui”, un dipinto su un drappo di seta dalle dimensioni di 100 x 50 cm rinvenuto in uno scavo archeologico del 1973 nei pressi della città di Changsha, la capitale della provincia dello Hunan, allorché emerse dalla tomba del re Ma (168 a.C.).

Custodito in una delle sepolture vi era un pezzo di seta arrotolato; il reperto in seta contiene i più antichi disegni di posizioni Dao Yin (come abbiamo visto era chiamato il Qi Gong nell’antichità); ben 44 figure disposte su quattro file orizzontali di undici figure ognuna.

Il reperto fu chiamato “Dao Yin Tu” (Diagramma Dao Yin) ed è interessante notare come le figure dipinte rappresentano quasi tutte le categorie dell’odierno Qi Gong: tecniche di respirazione, posizioni statiche, movimenti articolari di tensione, flessione e torsione del corpo, automassaggio in piedi e seduto, ecc.

Inoltre le figure rappresentano sia giovani che anziani, sia uomini che donne, sia persone comuni che funzionari (lo si desume dalle fogge dei vestiti e dalle acconciature dei capelli) e questo secondo gli studiosi  

Il rotolo è un importantissimo documento storico perché, oltre il pregio artistico, documenta una tappa evolutiva del Qi Gong, evidenziando come già nel II secolo a.C. fosse strutturato secondo l’ottica che ancora oggi proposta.

Nel drappo ci sono didascalie a fianco alla maggior parte delle figure e alcune di esse sono nomi di animali (il falco, il lupo, la gru, il drago, il gatto, l’orso, ecc.), mentre altre descrivono come muovere il corpo: “flettersi alla vita, ondeggiare le braccia, ecc.; in un altro testo, sempre nella stessa sepoltura, vengono invece spiegati gli effetti terapeutici e le disfunzioni, come malattie di reni, ginocchia doloranti, lombalgie, reumatismi, disturbi gastrointestinali, ansia, ecc.; evidenziando come già nel II a.C. particolari esercizi Qi Gong fossero usati per trattare specifiche patologie.

Questa scoperta ci ha consentito, non solo di “Leggere”, come nelle fonti letterarie, ma di “Vedere” realmente cosa fosse la pratica antica del Qi Gong e quanto essa fosse permeante nella vita sociale.

Scopo di questo articolo, come di tutte le ricostruzioni storiche, ha lo scopo di mettere in luce la continuità nel corso dei secoli delle raffinate Ginnastiche Energetiche e Tecniche Terapeutiche cinesi; dare una documentazione di come queste pratiche hanno attraversato gli oceani del tempo per giungere a noi in forma originale e immutata; documentare la ricchezza del sostrato filosofico e metafisico di queste antiche discipline.

          ( 1 ) “I fondamenti del Qi Gong” di Cen Yuefang – Ubaldini Editore

          ( 2 ) Altra possibile traduzione: 

                 Fai un respiro profondo e fallo scendere nel Tan Tien

                  Trattieni il respiro per un po’ nel Tan Tien

                  Poi fa’ in modo che esali come erba che spunta finché non giunge in cima al capo

                  In tal modo l’Energia Vitale Yang salirà e l’energia Yin scenderà.

                  Colui le cui energie vitali Yin e Tang seguono il percorso che gli è proprio vivrà

                   In caso contrario morirà

             (3) Vaso Governatore e Vaso di Concezione: due degli Otto Meridiani Straordinari o Curiosi

Articolo a cura del Maestro Giuseppe Giosuè

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