Wǔdāng wǔxíng nèigōng
Wǔdāng wǔxíng nèigōng (武当五行內功)
Nel 2005, durante la mia seconda permanenza nel Wǔdāngshān presso la scuola del M° Yuán Lǐmǐn e in occasione di una dimostrazione di Wǔshù, vidi per la prima volta questa complessa e variegata metodica di Qìgōng taoista e ne fui subito rapito. A breve ne iniziai lo studio, cosa che continuo a fare ancora oggi, sempre scoprendone nuove sfaccettature.
Il metodo, come indicato dal suo nome, è un raffinato sistema di pratica interna fondato sulla teoria classica delle 5 Fasi di trasformazione (Wǔxíng) e sull’attribuzione a ciascuna di esse di un animale simbolico, la cui interpretazione ne va ad esprimere le qualità essenziali. In questo sistema la Tartaruga rappresenta l’Acqua, la Gru il Fuoco, la Tigre la Terra, il Serpente il Metallo e il Drago, il più complesso della metodica, esprime le qualità del Legno e racchiude in sé i principi degli altri quattro Animali…ma di questo parlerò più avanti.
Il Wǔxíng nèigōng può essere praticato con finalità diverse e non discordanti tra loro ed è allo stesso tempo un eccellente sistema di Yǎngshēng gōng (养生功), ovvero un tipo di pratica essenzialmente rivolta alla salvaguardia della salute, che un lavoro più focalizzato sulla ricerca di un’armonica generazione e circolazione della forza interna. In quest’ultimo caso viene posta grande enfasi sulla stretta parentela che lega il metodo dei 5 Animali al Wǔshù.
Funzione primaria della metodica
La funzione essenziale del Wǔxíng nèigōng è una scrupolosa preparazione dello Shēn fǎ (“metodo” o “tecnica del corpo”) tipico degli stili marziali praticati nel sistema Wǔdāng xuánwǔ pài (武当玄武派), caratterizzati da un’uso predominante di un Gōngfū morbido, senza però mai tralasciare l’efficienza fisica. In questo senso i 5 Animali possono rappresentare, per l’apprendista, un ponte tra l’addestramento di base (Jīběn gōng 基本功) e le varie specializzazioni stilistiche, come ad esempio il Tàijíquán. I 5 Animali costituiscono un vero percorso educativo verso alcuni principi generali, contemplati da molte scuole di Gōngfū tradizionale, come ad esempio il concetto delle Liùhé, le “6 unioni” o “armonie”.
Le 6 unioni si manifestano sia esternamente che internamente. Le 3 unioni esterne si realizzano attraverso la coordinazione, o meglio “l’unisono”, tra il lavoro delle mani e quello dei piedi, tra i gomiti e le ginocchia e tra le spalle e le anche. Le 3 unioni interne vanno invece ricercate attraverso il rapporto armonico tra la Mente-Cuore (Xīn 心) e l’intenzione cosciente (Yì 意), tra quest’ultima e la circolazione del Soffio interno (Qì 气) e del Sangue, e tra questo flusso armonizzato e la sua traduzione in forza e vigore (Jìn 劲). Inoltre vi è una sensibilizzazione verso alcune specifiche qualità del movimento che, per analogia, sono in stretto legame con le 5 Fasi di trasformazione.
Questo tipo di lavoro non va mai separato dallo Zhàn zhuāng gōng (站桩功), l’allenamento statico che, nella Scuola Xuánwǔ, prende forma attraverso lo studio di 13 posizioni fondamentali. La combinazione costante e corretta di statica e dinamica produce nel tempo delle importanti trasformazioni nel corpo-mente ed ha notevoli ripercussioni positive sull’organismo. Per tale ragione, ai nostri giorni, viene praticata sempre più spesso con queste finalità, ma i concetti strutturali legati alla costruzione della forza interna presenti nel Wǔxíng nèigōng hanno un’implicazione squisitamente marziale.
I 5 Animali
La Tartaruga (Guī 龟) è generalmente la prima “materia” da affrontare per tutti coloro che iniziano a studiare il metodo dei 5 Animali poiché, almeno nella sua forma esteriore, è decisamente la più semplice da apprendere. La Tartaruga simboleggia l’Elemento Acqua e la sua azione è in particolare risonanza con il complesso insieme funzionale che in Medicina Tradizionale Cinese (MTC) prende il nome di “Reni”. Da un punto di vista medico questa metodica armonizza le funzioni dei sistemi endocrino e neurovegetativo e rappresenta anche uno splendido esercizio per la colonna vertebrale. Su un piano più sottile, durante la pratica della Tartaruga l’intenzione cosciente guida il corpo nella ricerca di un movimento “liquido” ed estremamente fluido, ma allo stesso tempo stabile e ben strutturato, qualità indispensabili anche nella pratica marziale, dal quale la Tartaruga prende in prestito gran parte dei movimenti.
La Gru (Hè 鹤) è l’animale che rappresenta il Fuoco ed è in particolare risonanza con il Cuore, qui inteso come “sistema funzionale” che si esprime a più livelli e non come singolo organo. Il Cuore in MTC viene considerato come il grande “Imperatore” dell’organismo e, oltre a governare l’attività dell’apparato cardiocircolatorio, costituisce la radice della vita psichica dell’essere umano. Il Qìgōng della Gru, da un punto di vista terapeutico, svolge una potente azione armonizzante sul sistema nervoso e cardio-circolatorio e può costituire un validissimo aiuto per regolare la pressione arteriosa. Il “volo” della Gru calma la mente e favorisce il distacco dal turbine dei pensieri, inducendo così la meditazione profonda.
Il Nèigōng che anima l’esercizio della Gru si muove essenzialmente in verticale, lungo l’asse centrale di allineamento del corpo e il movimento interno deve essere come un’onda che si sposta dai piedi alla sommità del capo e viceversa.
La pratica della Gru sviluppa alcune qualità fondamentali del movimento come la leggerezza, la stabilità e l’equilibrio.
La Tigre (Hǔ 虎) rappresenta la Fase Terra e la sua sfera funzionale di pertinenza è in relazione con la Milza e con lo Stomaco. La Milza governa la muscolatura (dal punto di vista della sua “carnosità”), controlla il Sangue (mantenendolo nei vasi) e svolge un importante ruolo nell’estrazione dell’essenza energetica degli alimenti ingeriti, base fondamentale per la produzione del Qì e del Sangue.
Le qualità della Terra sono la concretezza, la solidità e la determinazione, aspetti che l’intenzione fa vibrare nel movimento della “forma corporea”. Lo spirito della Tigre è quello di generare, a partire della mente, un’azione forte e determinata, volta a catturare una preda con decisione e fermezza. Il Qìgōng della Tigre favorisce lo sviluppo di un forte senso del radicamento e il suo Nèigōngmuove il corpo attraverso l’espansione di piccoli cerchi che nascono dal profondo del ventre, nell’area comunemente chiamata Dāntián inferiore.
Da un punto di vista strettamente marziale la Tigre sviluppa l’uso della schiena (Yāo bèi 腰背) quale strumento per generare una potente onda d’urto ed è specializzata nel trasferimento di quella qualità della forza interna che nel Tàijíquán prende il nome di Ànjìn (Spingere).
Il Serpente (Shé 蛇) simboleggia il Metallo, che in natura ha la particolare proprietà di poter essere scaldato, fuso e mutato di forma grazie alla sua “malleabilità”, qualità che caratterizza appieno questo splendido esercizio di Qìgōng.
Il Serpente contribuisce a rendere il corpo soffice, “malleabile” e quindi capace di sottili e rapide trasformazioni, dal sostanziale (Yáng) all’insostanziale (Yīn) e viceversa, abilità assai importante nella pratica del Gōngfū marziale.
I Polmoni sono l’organo associato al Metallo e svolgono importanti funzioni nell’estrazione dell’essenza energetica della respirazione, nonché nel governo della circolazione nei meridiani (Qì) e nei vasi sanguigni (Sangue). Il Qìgōng del Serpente può essere un valido strumento per influire positivamente su varie disarmonie legate all’apparato respiratorio e costituisce un’ottima propedeutica per il complesso esercizio del Drago.
Il Drago (Lóng 龙), l’ultimo dei 5 Animali, è una creatura mitologica; esso, nella simbologia, possiede il corpo del serpente, le ali, le zampe con gli artigli e si muove liberamente tra il Cielo e la Terra, fluttuando nell’acqua come nella dimensione aerea. L’esercizio del Drago parte infatti dalle abilità sviluppate attraverso la pratica dei primi quattro Animali e ne estende le possibilità di azione nello spazio ricercando un movimento sempre più libero da una forma prestabilita.
Questo affascinante metodica è la più complessa del sistema e la sua qualità di movimento è fortemente influenzata dal Bāguàzhǎng, sia per quanto riguarda l’estremo uso della torsione, della circolarità e del moto spiralico, che per il caratteristico stile dei passi i quali, rapidi e sfuggenti, seguono le curve di un “8” immaginario formato dalla sovrapposizione di due diagrammi del Tàijí contrapposti. Il Drago rappresenta il Legno e la sua espressione è dinamismo puro. Il suo Nèigōng permette di sviluppare grande elasticità, precisione e potenza, rendendo il corpo simile ad una molla che prima si avvita e si comprime e poi libera l’energia accumulata. Questo dinamismo ben rappresenta una delle principali funzioni del Fegato, ovvero quella di assicurare il libero flusso del Qì nell’organismo verso ogni direzione.
La pratica del Drago conduce alla libertà dagli schemi precostituiti, ha un’espressione “jazzistica” del movimento, per fare un paragone musicale, e la sua esecuzione dovrebbe essere rapida e sfuggente.
Livelli di pratica
Il primo livello su cui lavorare è quello della correttezza della forma. Si dice che la forma debba essere Zhèng (正), ovvero “precisa”, “corretta”, in modo che all’interno possa esserci circolazione. È sulla base di una forma corretta che si può procedere al livello successivo e approfondirne i contenuti. Nel momento in cui si considera che la forma sia giusta, lo Yìgōng (意功), ovvero il “lavoro dell’intenzione”, assume un ruolo sempre più rilevante. Infatti, se la mente non è presente e l’intento è disperso, anche di fronte ad una forma esterna apparentemente eccellente possiamo affermare che solo una minima parte del lavoro è stata svolta.
L’apprendista deve essere progressivamente condotto da ciò che ha forma verso ciò che è senza forma, al fine di far emergere questa dimensione sottile e dargli nutrimento (Yǎng chūlái 养出来, trad. Yǎng = formare, far crescere, coltivare; chūlái = uscire, venir fuori). Una volta raggiunta la maestria, deve liberarsi dagli schemi rigidi e prestabiliti, lasciando anche spazio alla propria interpretazione dell’insegnamento ricevuto. Questo è un aspetto molto importante e non limitato alla pratica dei 5 Animali. Personalmente, non ho mai visto due profondi conoscitori del Wǔxíng nèigōng (ma anche di altri sistemi tradizionali) praticare allo stesso modo. Se i principi sono un punto fermo a cui restare sempre ben ancorati, la loro espressione formale può essere anche assai mutevole. La trasmissione, che avviene più per principi che per forme rigidamente codificate, lascia grande spazio allo sviluppo delle proprie sensazioni e delle esperienze maturate durante la pratica.
Solo un lavoro costante e corretto può consentire al praticante di vivere e di sperimentare le regole dell’arte. Senza di esso la conoscenza rimarrà solamente teorica.
Articolo a cura del Maestro Marco Mottura – ASDC La Nuvola Bianca
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